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Commenti al testo di Bianca Mannu
Le accadde

Sei nella sezione Commenti
 

 Anna Giordano - 17/03/2018 01:06:00 [ leggi altri commenti di Anna Giordano » ]

Una poesia di spessore, in cui la forza combattiva prevale, malgrado il volere di chi ha reso schiava la donna dei pregiudizi, creati con lo scopo di renderla colpevole di atti e peccati inesistenti, che le sono stati addebitati, solo per tenerla legata all’obbligo di dover sottostare all’artificiosa supremazia maschile. Complimenti sinceri.

 Loredana Savelli - 16/03/2018 18:14:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Scrittura levigatissima per un materiale arduo. Grande padronanza!

 Bianca Mannu - 16/03/2018 10:48:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Composizione inedita postata per segnalare l’8 marzo nel mio blog, ma che intende travalicare ogni senso celebrativo. Preceduta da una nota che in gran parte riporto qui per sottolineare ancora la valenza non disimpegnata dell’opera letteraria, che non vuole schiacciarsi sulla cronaca,ma neanche consegnarsi marmorea e coatta bellezza cimiteriale.
Questo è anche " un modo per dire a noi stesse che ci siamo e contiamo, vogliamo contare, vogliamo decidere, vogliamo essere soggetti non assoggettati.
Qualcosa di tremendo è successo contro di noi e con la nostra complicità: ci hanno modellato per fini su cui non siamo state interpellate, che abbiamo accettato come un marchio a fuoco che era e ancora è
dentro di noi come senso acquisito pressoché indiscutibile, perché rinforzato dai sistemi storico sociali e innervato come psicologia di genere.
La violenza privata e fuori scena è solo l’emersione conclamata e resa visibile da alcune conquiste giuridiche raggiunte con difficoltà e sempre sull’orlo di essere ridotte o denegate anche e sopra tutto con la complicità della nostra funzione vicaria: assumere e compiere i ruoli di feroci guardiane della tradizione, il cui dettato è patriarcale e sistemico. Esso ci ha dimensionato e inscritto come genere subalterno anche nel nostro inconscio. La nostra auto percezione assomiglia molto alla sindrome di Stoccolma, cioè all’amore subalterno e sadico-masochistico che lega la vittima ai suoi persecutori, con quell’effetto di ritorno per cui l’ordine maschile patriarcale trae legittimazione e autoreferenzialità dalla subalternità dei vittimizzati.
A chi ha curiosità di leggere dedico questa composizione che vuole stimolare qualche riflessione"